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36 e. cais di pierlas

I confini stabiliti dalle diverse carte di donazione per signoria di Seborga e per gli altri possedimenti del monastero nelle vicinanze di Ventimiglia eran così lungi dall’esser chiari, che le difficoltà cominciarono fin da quella remota età e si può dire non ebbero fine se non quando la Repubblica di Genova e la città di Ventimiglia si trovarono riunite agli Stati dei Re di Sardegna.

Noi troviamo fin dall’anno 11521 una sentenza in favore del Priorato, data dai Consoli di Ventimiglia, in cui si fissano i limiti dei beni di esso all’isola dei Gorretti.

Nel 11562 un’altra sentenza dello stesso genere contro certi abitanti di Ventimiglia che possedevano beni in prossimità di quell’isola.

Finalmente nell’anno 1177 i Sindaci e gli abitanti, forse resi più audaci da occulta assistenza della Repubblica Genovese, pretendevano che il paese ed i particolari di Seborga facessero parte integrale del loro territorio e che in tal qualità fossero soggetti alla loro giurisdizione e dovessero contribuere in obsequiis et avariis dictae universitatis.

Gli abbati di Lerino non volevano riconoscere tale pretesa a sostenevano invece che il castello di Seborga, l’annesso territorio ed i suoi abitatori dipendevano unicamente dall’Abbazia di Lerino, sicut dicto monasterio donatum et terminatum fuerat per dominum Guidonem quondam comitem et dominum Vintimiliense et dicti castri de sepulchro; essi dicevano ancora che tutte le terre, case, mulini, giardini che stendevansi dalla porta del lago di Ventimiglia fino al Podio, Apio, Cogalono e la Rosa, come pure i canali dalla porta del lago alla Bevera, erano dipendenza dell’Ab-

  1. Doc. 16.
  2. Doc 17.