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52 e. cais di pierlas

di sette testi che individualmente affermano con giuramento innanzi Simone Panzani, podestà di Ventimiglia, quod castrum sebulcaris et territorium ipsius sunt ecclesiae sancti Mich. de Vintimilio pertinentis ad monasterium sancti honorati Lirinensis et quod omnis iurisdicio et omne dominium ipsius castri expectant pertinent ad ecclesiam sancti Mick. iam dicti ed inoltre dichiarano quod Com. Jan. et Com. Vinct. sunt sine eo quod habeant aliquam iurisdictionen in dicto castro subulcaris vel in eius territorio et quod homines dicti castri sunt et fuerunt liberi et immunes ab omni mandato et bannimento Com. Jan. et Vinct, et semper fuerunt inrequisiti ire in exercitu eorum.

Pare che Genova e Ventimiglia dovessero rinunziare a queste loro pretese poichè alcun altro atto su tale proposito più non s’incontra.

Fu verso quest’epoca, nel 1288, che i monaci a meglio tenere le possessioni già loro in Saborga, comprarono ivi per il prezzo di 28 lire genovesi un podere detto La Braia1, e questo colla casa abbaziale conservò tal nome fino ad oggi e servì di residenza al podestà e ai monaci e fu anzi il palazzo della Zecca quando questa vi fu più tardi stabilita.

Ma la decadenza dei religiosi ora allora principiata e la situazione finanziaria di essi non dovea esser troppo florida, da quanto ne risulta dai documenti. Essi avean dovuto contrarre un imprestito e dare apzi a pegno la loro signoria di Seborga ad un certo signor Tedisio Tana, probabilmente di Chieri. Per pagare alla scadenza questo debito di 6 lire genoresi e per svincolare Seborga avean avuto ricorso al sacerdote Vivaldo Grassino, cappellano della Chiesa di S. An-

  1. Doc. 32.