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ogni sforzo, per denigrare la qualunque opera onde essi crebbero in fama; e se quell’opera ha in sè tanta vitalità che basti a resistere a quegli attacchi, allora non si farà più guerra allo scrittore, al pittore e al maestro di musica, ma si muoverà assalto alla vita politica, e ove non basti alla vita privata di quelli. È un brutto vezzo, e che ha deplorevoli conseguenze; ma disgraziatamente, da Dante in poi, in Italia accade sempre così. Dunque ritengasi pure, che il tolle generale sollevato contro il Cantù da certa gente, e ingrossato da cert’altra, ha una grandissima ragione d’essere nella elevazione alla quale quel dotto e illustre ingegno, è pervenuto.

Intanto che cosa si è fatto? Lo si è inasprito, lo si è quasi per davvero sviato dal retto sentiero, tanto che, in oggi, forse, ei rappresenta alla Camera un’opinione isolata e non degna della sua grande intelligenza e del suo incontestabile patriotismo.

Ad ogni modo, noi ci lusinghiamo che Cesare Cantù, non voglia in veruna guisa dar ragione ai suoi avversari d’ogni natura, e che sappia non dipartirsi, neppure per brevi istanti, da quei due grandi principii che sono: l’unità e l’indipendenza della nazione.

Alle notizie e riflessioni generali da noi sopra espresse intorno al chiaro personaggio di cui ci avevamo preso l’impegno di parlare, crediamo bene aggiungere quei particolari più precisi, attinti ad ottima sorgente, i quali serviranno a completare e a rendere più espressiva l’effigie morale del celebre storico.

Suo primo lavoro letterario fu una novella in ottava rima, intitolata Algiso o la Lega lombarda. Celebrava in quella, la federazione delle città italiane, che riuscirono a discacciare il dominatore tedesco; federazione giurata in un convento, e guidata da un frate a riedificare Milano distrutta da Barbarossa. Libertà, unione italiana, avversione allo straniero, supreminenza religiosa, furono fin da quel punto, le ispirazioni di tutti gli alti, e di tutti gli scritti del Cantù. Ove alcuni lo rimproverano di essersi conservato uguale attraverso a tanti mutamenti, altri giudicano che il merito di una vita d’uomo, come di un essere d’arte, sia l’unità.