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prio pugno. Sono cose dolorose, e sulle quali desideriamo gettare un velo.
«La parte liberale, che aveva per ispiratore Mazzini e per capi Pietro Sterbini e il principe di Canino, impiegava ogni sforzo per gittare la sfiducia sul governo del papa e sui ministri, ed in questo era meravigliosamente secondata dalla parte retriva, che per mezzo dell’Univers, giornale di Parigi ora soppresso, pubblicava pitture spaventose dello stato interno di Roma, e delle angosce del Pontefice, cui gridava vittima dei liberali devoti alla costituzione, non meno che dei demagoghi che aspiravano alla repubblica. Il ministero, trovandosi ad ogni istante attraversato nella sua azione da mille intoppi, chiese a due riprese d’esser sollevato da un peso che diveniva ogni giorno più grave. Ma la difficoltà dì trovare chi volesse accollarselo, l’ingrossare degli avvenimenti, fecero che i ministri fossero pregati di rimanere ai loro posti. Ottennero finalmente dal papa la loro dimissione, e il Mamiani rientrò per qualche tempo nella vita privata, non però senza prender parte attiva a quanto si faceva per la causa nazionale.
«Della sua venuta al potere Mamiani aveva lasciate profonde tracce. Aveva istituito un consiglio di Stato, ordinato sulle più larghe basi e con attribuzioni ben distinte; aver pubblicato una legge comunale, informata ai migliori sensi dell’autonomia locale; aveva introdotto nello Stato i telegrafi, il sistema decimale, e la necessità di quest’ultima misura era vivamente sentita in uno Stato in cui era tanta diversità di misure e di pesi, perciò tanta confusione a danno del commercio e dell’industria. Avea finalmente ideato il progetto di un ministero di pubblica beneficenza, di cui non parliamo per non aver dati sufficienti da giudicarlo. Crediamo però che questo progetto, se fosse stato incarnato, non avrebbe gran fatto ottenuto la pubblica approvazione; l’intervento dello Stato in fatto di beneficenza è oggimai condannato dalle scienze economiche.
«Verso il mese d’agosto il Mamiani lasciò Roma e venne a Torino, ove con Gioberti e con alcuni altri