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sero deputato alla costituente romana. Non è vero come fu asserito da alcuni che il Colocci fossesi astenuto dal votare nella celebre seduta del 9 febbrajo. Il Colocci votò, e la votazione fecesi per appello nominale tanto che è più che facile di persuadersi della verità di questa affermazione. Egli votò dunque accettando il famoso articolo mediante, il quale si deretava la decadenza del potere temporale dei pontefici, ma respingendo quello con cui proclamavasi la repubblica. E questo non già perchè egli repugnasse dalle forme repubblicane, ma perchè vedeva in quell’atto la rottura delle trattative iniziate per un accordo col Piemonte – il fatto provò ampiamente come il Colocci non s’ingannasse. — Soddisfatto con quel voto, il grido irresistibile della propria coscienza, egli non si ristette dal prestare di buon grado l’opera sua alla repubblica, una volta che questa fu costituita.

Non si tosto poi la città eterna fu stretta d’assedio dalle truppe Francesi il Colocci vestì l’uniforme colla sciarpa da deputato a tracolla e combattè valorosamente tra’ difensori di quelle mura monumentali come potrebbero testimoniarne i capi stessi della difesa. Caduta la repubblica, al Colocci fu forza emigrare. Trascorse cinque lunghi anni in esilio fino al momento in cui la di lui famiglia ottenne dal Governo pontificio che gli fosse concesso di restituirsi provvisoriamente in patria per assistere l’infelice sua madre colpita da morbo mortale.

Quel permesso doveva essere rinnovato ogni tre mesi e gli proibiva di allontanarsi da Iesi.

Nel 1859 si sa che Iesi fu la prima città delle Marche che si sollevò contro l’abborrito governo papale, reclamando il diritto di concorrere alla guerra nazionale. Il Colocci ebbe parte massima in quel movimento, e quindi i suoi concittadini lo chiamarono a seder membro della Giunta di governo, incaricata di reggere provvisoriamente il paese.

Uscito vano quel tentativo giacchè non fu possibile ai generosi ribelli di procacciarsi armi con cui opporsi agli svizzeri pontificî, fu forza al Colocci di ricoverarsi in Firenze ove fece parte di un comitato