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crebbero e corsero gli spazi interminati dei mari, e quanto più i marosi offendono la nave, e tanto essi con maggiore alacrità, si consigliano a salvare se e la casa galleggiante; così a misura che il corpo di Leopardi si disfaceva, Ranieri e sua sorella moltiplica vano, l’intelligenti ed amorose cure, pietosi di lui e di sè, che senza di lui restavano derelitti, Un’illustre italiano scrisse che in due occasioni la donna si mostra veramente sublime: vicino ad una culla e presso al letto d’un infermo; e a chi ben riguardava, sublime al certo doveva sembrare la giovinetta Paolina Ranieri presso il letto di dolore del gran moribondo. Amorevolissima, previdentissima, piena di annegazione, ella non si allontanava un momento dal letto dell’infermo, e s’ella era soddisfatta quando Leopardi, ammirato, le diceva: «Paolina mia, tu mi fai dimenticare la Paolina di Recanati? l’Italia deve ricordarsi ed essertene grata, che le supreme consolazioni a Leopardi furono pôrte da lei».

Questi mori il 14 giugno 1837.

«Il colera inferociva a Napoli, e per la grande quantità, tutti i morti seppellivansi alla rifusa in fosse indistinte; uno dei potenti, il ministro della guerra, morto in quei dì, andò nella fossa comune. Ma che cosa non può carità d’amico? Leopardi ebbe sepoltura separata. A chi muove in Napoli per la incantevole riviera di Chiaja, si presenta a destra di Mergellina, scavata sotto al monte una grotta detta di Posilippo, oltrepassata, s’incontra un villaggio chiamato Fuori-Grotta, nella chiesuola di quel villaggio, intitolata a San Vitale, a sinistra di chi entra,, posa il corpo di Leopardi.

«Sulla facciata del monumento di marmo, è questa iscrizione dettata da Pietro Giordani:

Al conte Giacomo Leopardi recanatese
filologo ammirato fuori d’italia
scrittore di filosofia e di poesia altissivo
da paragonarsi solamente col greci
che finì di xxxix anni la vita
per continue
malattie miserissima
fece Antonio Ranieri
per sette anni fino all’estrema ora congiunto
all’amico adorato, mdcccxxxvii.