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Stato, sia pervenuto fino all’elevato grado di ministro delle finanze. Ci basti dire che una volta che il Gallina ebbe in mano il portafogli di questa importante branca della cosa pubblica, seppe reggerlo così bene e così proficuamente per lo Stato, da far si che re Carlo Alberto il quale si applaudiva assaissimo di aver saputo conoscere e mettere al suo posto un uomo tanto utile, lo chiamava la sua gallina dalle uova d’oro.

Dopo ch’egli ebbe per tal guisa rimesse in buon assetto le finanze piemontesi re Carlo Alberto lo volle a proprio ministro in Francia.

In quella elevata situazione il Gallina rese nuovi e rilevantissimi servigi al proprio sovrano ed al paese da esso rappresentato.

Nella recente discussione avvenuta in Senato intorno alla Convenzione conclusa col Governo francese per l’evacuazione di Roma, il conte Gallina, in un interessantissimo discorso che ha sempre attirata l’attenzione dell’illustre consesso, e che non ha certamente contribuito poco a indurlo a votare a forte maggioranza il trattato, ha dato un’idea molto chiara e completa del modo col quale egli aveva adempiuto all’obbligo suo nel tempo in cui rappresentava il Governo sardo a Parigi, e come avesse acquistato un ragionatissimo convincimento delle buone intenzioni che animavano l’imperatore verso l’Italia.

Noi abbiamo più di una volta avuto occasione di udire a parlare in Senato il conte Gallina, e manifestiamo aperto la nostra persuasione ch’egli sia uno dei migliori oratori delle due Camere.

Il conte Gallina non è un dicitore di frasi altosonanti; ma un argomentatore di prim’ordine, che enuncia le proprie ragioni e sostiene il proprio assunto con una chiarezza ed una logica concatenazione d’idee da non potersi desiderare migliore, e più soddisfacente.

Inutile dire che il Senato fa un grandissimo caso delle sue estesissime cognizioni, e che non vi ha progetto di legge di qualche importanza, senza che nella commissione, incaricata dell’esame di esso, abbia chiamato a sedere l’onorevole conte.