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la Sicilia, e passò sul continente napoletano, accettò l’invito da esso fattogli per assumere le importantissime funzioni di prodittatore.

Non si può mai abbastanza lodare il contegno dal Pallavicino tenuto in quella circostanza gravissima, contegno tanto più lodevole ed ammirabile in quanto che lo metteva per un momento, quasi in contrasto assoluto con la persona ch’egli amava e stimava più d’ogni altra al mondo, dopo re Vittorio Emanuele.

Si sa che il partito che si agitava intorno a Garibaldi e che si chiamava del suo nome, benchè in sostanza tendesse ad imporre all’illustre capitano i suoi piani, e contasse far agir lui onde conseguire il completo successo di quelli, si adoperava, servendosi di tutti i mezzi dei quali disponeva con un’insistenza e un’audacia delle più ostinate onde indurre Garibaldi a conservare il più lungamente che per lui si potesse l’autorità dittatoriale sulle provincie napoletane, impedendo ad ogni modo che si convocassero i comizi popolari, e si addivenisse per mezzo del plebiscito ad operare l’annessione delle provincie meridionali alle altre del nuovo regno italiano.

Quel partito, profittando dell’esaltamento patriotico e guerriero dell’eroe di Marsala, si arrabattava a persuaderlo ch’egli non doveva a verun patto consentire a lasciarsi cadere dalle mani le redini del governo di quelle ricche provincie, finchè, non solo i Borboni non ne fossero appieno cacciati, ma finchè esistessero stra nieri in Italia, cioè, Francesi a Roma, ed Austriaci nella Venezia.

Cotesti politicanti di nuovo conio, pretendevano che le forze rivoluzionarie, le quali pertanto cominciavano a trovare l’osso più che duro sotto Capua, e ciò, malgrado le più splendide prove d’individuale valore, pretendevano fugare i Borboni, e nel tempo stesso muovere la guerra alla Francia ed all’Austria.

Il conte di Cavour col tacito consenso dell’imperatore Napoleone III, spinse l’armata regia con alla testa il primo soldato dell’indipendenza italiana a frenare la tracotanza dei borbonici, e contemporaneamente il marchese Pallavicino insisteva così energicamente presso