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staccamenti alle legali intimazioni, e di fornirgli tutte le informazioni ed indicazioni opportune all’adempimento del mandato affidatogli di restaurare l’ordine nella città» (Le parole corsive sono scritte tutte di pugno e carattere del generale Della Rovere. Questo documento è depositato presso la Commissione d’inchiesta).

«L’importanza di questo documento apparisce evidente per sè medesima e dimostra in modo irrefragabile come il ministro della guerra aveva al pari dei suoi colleghi il convincimento di aver partecipato l’ordine del consiglio della notte del 21 al 22.

«Ma il generale Della Rocca afferma contro di ciò due cose, nel suo scritto. La prima è che: niun con certo nė verbale nè scritto siasi quel giorno preso infrà il ministero dell’interno, il sindaco e lui relativa mente alla Guardia nazionale (Lettera del generale Della Rocca). La seconda è che: gli allievi carabinieri nel 22 furono ad esclusiva, diretta ed immediata disposizione della Questura (Lettera del generale della Rocca).

«Ora noi crediamo che se la Commissione d’inchiesta avesse partecipato al generale Della Rocca i documenti relativi alla prima vertenza, ciò non avrebbe potuto a meno di fargli sovvenire dei concerti presi nel corso della giornata del 22, rispetto alla Guardia nazionale.

«Sarebbe bastato per tacere di altri documenti la lettera con cui il sindaco significava al ministro del l’interno, aver dato gli ordini opportuni perchè la Guardia nazionale venisse trattenuta nel palazzo civico a disposizione del generale stesso, ed avergliene data corrispondente comunicazione; l’altra con cui nel giorno medesimo il ministro dell’interno gli scriveva, confidare ch’egli provvedesse ovunque al mantenimento della pubblica tranquillità, evitando d’appressarsi al palazzo civico, meno il caso d’imperiosa necessità, una volta che si sa che rimane la Guardia nazionale cui Ella potrà far pervenire gli ordini che crederà opportuni; finalmente le tre lettere relative alla generale battuta per la Guardia nazionale, nelle quali la raccomandazione di far pratiche presso S. E. il generale