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torto sicuramente, ma finalmente si mostravano sempre alquanto inquiete di un soverchio accrescimento degli Stati italiani, l’imperatore Napoleone, dico, mandò proposte di pace per mezzo di lord Palmerston che le fece comunicare per mezzo di lord Loftus al governo austriaco. Queste proposte di pace non furono accettate; seguirono le battaglie di Melegnano, di San Martino e di Solferino, e allora direttamente l’imperatore Napoleone si pose in relazione con Francesco Giuseppe imperatore d’Austria ed ebbero luogo i famosi preliminari della pace di Villafranca.

«Ma l’imperatore Napoleone, ritenuto che le previsioni di Plombières non erano state adempite, che lo Stato d’Italia invece di essere di 12 milioni d’Italiani non era che di 7, generoso come si mostrò sempre verso di noi, dichiarò che non si faceva caso della combinata cessione di Savoja e di Nizza. Stipulò infine il trattato di Zurigo.

«Napoleone in quell’epoca manifestò una sua idea sull’Italia, ed era ben giusto che chi avea tanto contribuito a farla, potesse darle dei consigli autorevoli. L’idea di Napoleone era la federazione.

«In un famoso opuscolo, che la voce pubblica aveva attribuito all’imperatore Napoleone, si era manifestato anche un altro pensiero, ed è, che se era indispensabile, per mantenere l’indipendenza della Sede pontificia, che fosse sovrana in un paese, era però pregiudicevole che questo stato fosse troppo esteso e che in esso predominasse di troppo l’elemento secolare, per cui ne potevano più facilmente sorgere interne difficoltà e quindi maggiori occasioni a stranieri interventi.

«L’idea di Napoleone era la federazione italiana e l’autorità del papa circoscritta. Quell’idea non fu accolta favorevolmente in Italia.

«Vennero le rivoluzioni nell’Emilia, nel Modenese, nella Toscana. Quella della Toscana sopratutto non combinava colle viste dell’imperatore, la missione del conte di Reiget e del principe Poniatowski dimostrarono quanto interesse egli ammettesse acciò la Toscana si mantenesse autonoma.