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Da un lato il sotto-intendente Gubernatis lo invitava a compiere quell’atto con modi amichevoli e gentili, rappresentandogli come questo dovesse servire a rendere sicura e durevole la sua dimora in patria, dimora sulla quale altrimenti penderebbe sempre minaccioso a guisa di spada di Damocle il rinnovamento del bando che poteva costare affanni gravissimi alla famiglia e ad esso pur anco la morte.

E siccome il Salvo non faceva mostra di piegarsi agli inviti e consigli officiosi del sotto-intendente, così il Cilio magistrato si portava dal canto suo all’attacco col pretendere di conseguire con aspri modi, e con minacce e intimidazioni, ciò che il Gubernatis non avea potuto ottenere colle sue blandizie. Il Fazio rispose ricisamente ch’egli non si sarebbe indotto in alcuna guisa a cedere che alla forza, alla quale difatti costoro ricorsero finalmente, inviando alla dimora del Fazio un capitano d’armi seguito da quattro militi.

Da quel momento in poi il Fazio non ebbe mai nè pace nè quiete; subì ripetute visite domiciliari, e se non fu arrestato e chiuso in un carcere, e se non fu respinto in esiglio egli ne deve essere riconoscente al reggitore di quella provincia, di cui egli erasi fatto amico fin dalla più giovine età in Palermo.

Nel 1857, essendo intendente il marchese Artale, e credendo questi che di grande utilità sarebbe stata la presenza del Fazio alla testa dell’amministrazione comunale, tanto si adoperò, ed interpose persone così influenti presso del Fazio stesso, che questi alfine si arrese alle loro premure ed accettò nuovamente l’ufficio di sindaco, in cui lo trovò la rivoluzione del 1860.

Divenuta Barcellona centro dell’azione militare dell’intiera provincia, il Fazio che aveva ceduta l’amministrazione comunale al proprio fratello maggiore Mario, fu qual presidente del comitato rivoluzionario nominato intendente militare nell’armata meridionale, dal generale Medici, ufficio che gli è costato gravi dispendii ed inattese amarezze.

Nel 1861 e 62 il Fazio non ha mancato di prestare attivi servigi al paese nella sua duplice qualità di consigliere comunale e provinciale.