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deputato.


Siede alla sinistra e vota spesso con essa, sebbene non possa dirsi che egli si sia infeudato a quel partito, è più per brama di parere e d’essere anco indipendente (quantunque a noi sembri che indipendenti si possa essere su qualunque banco della Camera si sieda) che per dividere ch’ei faccia con la maggior parte dei suoi vicini di posto, l’estremità delle loro opinioni politiche.

Egli è nato in Ripalimosani, ch’è una piccola terra del Molise, nel 1813 da padre illustre, pel modo luminoso col quale sostenne l’elevato grado da lui conseguito nella magistratura napoletana.

Il Cannavina studiò legge ed economia nella propria provincia dapprima e quindi in Napoli ove si laureò in ambo i diritti.

Circostanze di famiglia lo indussero a ritirarsi in Campobasso, ove si applicò all’esercizio della professione, riuscendo ben presto a conseguire meritatissima fama, tanto per la profondità sua in giurisprudenza, come per il fervore e la facondia della sua parola, tanto che in brevissimo tempo, ebbe ad acquistarsi numerosissima clientela.

E tanto più crebbe la buona opinione concepita di lui, in quanto che, oltre alle prerogative dell’ingegno e ai doni della scienza, egli possedeva una qualità che è più rara, disgraziatamente di quella che sarebbe a desiderarsi, intendiamo dire, una onestà a tutta prova.

La stima che il Cannavina erasi a quel modo guadagnata, induceva i suoi concittadini, non solo a valersi quanto il potevano individualmente dei suoi lumi e della sua scienza, ma ad affidargli pur anco quelle incombenze e quelle cariche che sono alla testa delle amministrazioni provinciali e comunali.

Se non che il governo borbonico, il quale sapeva, mediante la sua polizia, quello che dovesse pensarsi