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della devozione verso di esso, del Cannavina, fece proibizione assoluta, a che questi potesse mai essere elevato a taluna di quelle cariche.

In quel breve intervallo di tempo, che fu come lampo fuggevole che rischiara per un istante le tenebre di una notte procellosa per poi far sembrare più orribile ancora quella spaventevole oscurità, quel breve intervallo, diciam noi, che l’istoria ha registrato sotto la rubrica dell’anno 1848, venne a permettere che per brevi giorni l’opinione pubblica potesse manifestarsi anche nel Napoletano, con tutta spontaneità. Allora accadde che il Cannavina, potesse ottenere quelle cariche che gli erano state fino allora rifiutate per opera di un tirannico governo; ma quel tempo fu, come lo dicemmo, cortissimo, e siccome il nostro protagonista si oppose deliberatamente ad accettare quella petizione la quale fecesi circolare in quell’anno avvicendato, perchè la popolazione stessa, e sovratutto i notabili di essa, domandassero ciò che poteva do mandarsi a buon diritto come il loro suicidio civile, cioè, la sospensione della costituzione accordataci a malincuore da re Ferdinando, così egli fu immediatamente privato di quelle cariche stesse non solo, ma più tardi, quando la reazione potè levare francamente la testa eprocedere ad atti di vendetta e di conculcamento, il Cannavina fu preso di mira più che mai e sorvegliato dalla polizia, che si può dire nol per deva un solo istante di vista. Ma non per questo, venne meno il di lui coraggio civile, ne potevano affievolirsi quei grandi principi di equità naturale, di amor patrio e di ardente affetto di libertà che sempre erano nell’animo suo stati fissi per retaggio paterno.

E di questo suo coraggio egli dette non dubbie prove in più circostanze, e sopratutto nelle occasioni in cui alcuni degli onesti e ardimentosi cittadini, i quali osavano esprimere con sicurezza la loro avversione verso il governo borbonico, imprigionati venivano tratti d’innanzi ai tribunali per sentirsi condannare inesorabilmente a delle pene, le quali formavano la gloria di chi le sopportava, ed infamavano i compri giudici dai quali venivano inflitte.