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Il Cannavina sostenne più di una volta la pubblica difesa di quei novelli martiri, sebbene ognuna di quelle sue coraggiose prove del suo patriottismo e della sua devozione ai principi della vera giustizia, gli fruttasse maggiore odio dalla parte dei borbonici, e persecuzioni maggiori.

Quando nel 1859, al rumore del cannone di Palestro e di Solferino, i Napoletani potettero sperare un mutamento nei loro funesti destini, coloro i quali più timorosi e sfiduciati avevano ormai piegato il collo al giogo, pensarono quasi maravigliandosi di poter solo concepire quel pensiero, che quel giogo sarebbesi pure potuto cavare di dosso, quegli poi, che come il Cannavina aveano sempre serbata la fede in petto, e tenuta alta la fronte, si dettero premura di preparare gli animi e le cose, onde potessero procedere più spediti il giorno che ormai sentivano prossimo del definitivo risorgimento.

Così il Cannavina fu uno dei membri attivi di quel comitato, il quale facilitò massimamente la maravigliosa opera di Garibaldi e mise capo al plebiscito del 21 ottobre 1860.

La ricompensa che la provincia nativa dette al personaggio di cui noi qui ci occupiamo fu splendida, quanto splendidi furono i servigi da esso resi, dappoichè lo scelse a proprio rappresentante in seno al Parlamento nazionale.

Termineremo dicendo che il Cannavina è assiduo nel disimpegnare gli obblighi del proprio ufficio e che si interessa con molta premura a sostenere quanto egli crede possa tornar utile al collegio onde venne eletto e in generale al paese.



senatore.


Noi abbiamo in Parlamento degli uomini di altissimo valore, tanto sotto il rapporto dell’ingegno, come