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preme, lungi dallo smarrirsi, sembra raddoppiare d’attività e d’energia, deciso a salvare, se non la vita, l’onore, non pensa un istante ad evitare la pugna, ma vuol riceverla nella miglior posizione possibile.
Sapendo i propri bastimenti più piccoli di quei del nemico, epperciò pescanti minor acqua, li fa appressare quanto meglio può alla riva, che offrivagli in caso di sconfitta un ultimo mezzo di salvezza: lo sbarco. Fa pure sbarazzare all’infretta il ponte della Procida, onde almeno taluno de’ suoi pezzi sia in caso di far fuoco, ed attende.
La squadra nemica era comandata dall’ammiraglio Brown, uno de’ più arditi ed abili marinari del mondo; quindi niuna meraviglia che attacco e difesa riuscissero al di là d’ogni espressione stupendi. Ci basti il dire che il combattimento durò tre giorni; che la mattina del terzo di Garibaldi, avendo ancora della polvere, ma difettando di projettili, fece spezzare le catene dei bastimenti, riunire i chiodi, i martelli, tutto quanto in somma eravi di metallo a bordo onde servirsene invece di palle e di mitraglia, e scagliarlo contro l’assalitore; che verso sera, perduta la metà de’ suoi uomini, fece appiccare il fuoco agli scheletri dei navigli, e col resto della sua gente, provveduta di moschetti e e di quel po’ di cartucce ch’eran rimaste, trasportando i suoi feriti, mise piede a terra. Ma ei si trovava lungi centocinquanta o duecento miglia da Montevideo ed in paese ostile. Respinto l’assalto della guarnigione dell’isola Martin-Garcia, si pose a traversare il deserto, vivendo delle poche provvisioni di cui si era munito e di ciò che poteva raggranellare cammin facendo, e dopo cinque o sei giorni di lotte, di combattimenti, di privazioni, di sofferenze, delle quali riuscirebbe vano il voler dare un’idea, rientrò in Montevideo.
Quel lungo certame, e diversi altri che il nostro protagonista ebbe in seguito a sostenere contro il Brown, riempirono questi di tanta ammirazione pel nostro compatriota, che allorquando l’ammiraglio americano, avendo abbandonato il servizio di Rosas, si portò a Montevideo, prima di recarsi ad abbracciare la sua propria famiglia, corse difilato a trovar Garibaldi e dopo