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molto animo che ov’ei volesse ch’esso avesse a cessare da quell’opera, il facesse arrestare, altrimenti non desisterebbe.

La sua giovinezza gl’impedì di sedere nell’assemblea politica del 1848, ma fu però uno dei più energici membri di quel comitato di salute pubblica di Bologna, che valse a prendere le misure opportune, onde allorquando il dì 8 agosto gli Austriaci assalirono quella generosa città, venissero energicamente respinti.

Nominato poscia colonnello della guardia nazionale in quel triste periodo del settembre 1848, in cui una mano sfrenata di turbolenti commise molti omicidi politici, il Pepoli rimase saldo a difendere l’ordine pubblico, e contribuì assaissimo a far sì che cessassero quei delitti.

Dopo la ristaurazione pontificia avvenuta nel 1849, il nostro protagonista si tenne in disparte, vivendo per lo più in Toscana, ridottosi a coltivare gli studî letterarî.

Nel 1856 riaprendo l’animo a speranze di avvenire migliore pel proprio paese, il Pepoli, il quale non avea trascurato di studiare la situazione rovinosa e precaria delle finanze pontificie, pubblicò intorno a quelle uno scritto che fece senso in tutta, Europa e che non valse poco a dare una scossa a quel governo, foriera della decadenza successiva di esso.

Nel 1858 non è a dirsi quanto il marchese Gioacchino cooperasse di persona, e mediante l’influenza ch’egli esercitava su tutte le classi del popolo bolognese e delle Romagne, non è a dirsi quanto cooperasse al precipitare di quei fausti avvenimenti, che il dì 12 giugno, colla partenza degli Austriaci valevano a far pronunziare con piena spontaneità quelle popolazioni in favore dell’annessione al Piemonte.

Il Pepoli fece parte della giunta di governo che nei primi tempi resse le emancipate provincie, e fu uno dei principali incaricati per recare gli indirizzi delle Legazioni al re ed all’imperatore dei francesi. Ben noto e accetto a quest’ultimo, al quale, come ognun sa, lo stringono vincoli di parentela, ne ottenne l’importante pro-