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100Coll’agitar dei vanni a lui fa vento.
Sieguon gli Amori a lagrimar Ciprigna.
Imen la face su la soglia estinse,
E il serto nuzïal a terra sparse.
Non più dolce si canta Imene, Imene;
105Ma si ripete: Ahi, ahi Adone! ahi Imene!
Piangon le Grazie il figlio di Cinira
Fra lor dicendo, il vago Adone è spento
E ben di te, Diona, assai più forte
Esclamano; e le Parche Adone, Adone
110Van co’ gemiti e canti richiamando.
Ei lor non ode, non che udir non voglia
Ma Proserpina a lui nega il ritorno.
Cessa, o Ciprigna, il lamentarti, e attendi
Oggi a’ lieti conviti. Anche un altr’anno
115Assai di pianto, e di sconforto avrai.
Idillio II
Un cacciator fanciullo in folto bosco
Cercando augelli vide Amor fuggiasco,
Che in un ramo di busso era posato.
Com’egli l’ebbe scorto (a lui sembrando
5Un grand’augello), pien di gioja accolse
Tutte in un fascio le sue canne, e guardia
Facea ad Amor, che qua e là saltava.
Ma poi crucciato il garzoncel, che fine
Dell’opra non vedea, gettò le canne,
10E ad un vecchio arator, che di quest’arte
Gli fu maestro, andò. Contògli il caso,
E gli fe’ cenno ov’era Amor seduto.
Il vecchio sorridendo crollò il capo,
E rispose al garzon: Tu di tal caccia
15Non ti curar, nè seguir quest’augello;
Che mala bestia egli è; ma va lontane
Felice te, finchè nol prendi. E pure,