Pagina:Callimaco Anacreonte Saffo Teocrito Mosco Bione, Milano, Niccolò Bettoni, 1827.djvu/237

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     Più forte; e tutto il bello a te si volve.
     65Estrema è la mia sorte, e non mai sazio
     Il mio dolore. Adone estinto piango,
     E te pavento. O ben tre volte amato,
     Manchi; e l’amor per me qual sogno sparve.
     Or vedova è Ciprigna; orbati in casa
     70Restan gli Amor; disfatto è il mio bel cinto.
     Perchè a caccia sì franco, e perchè osasti
     Tu sì leggiadro ir con le fiere in giostra?
     Tal Citerea gridava, e in un gli Amori.
Ahi, ahi Ciprigna! il vago Adone è spento.
     75Ella or tanto di lagrime versando
     Va, quanto versa Adon di sangue. E tutto
     In terra divien fiore. Il sangue rose,
     E germogliar anemoni fa il pianto.
Io piango Adone. Il vago Adone è spento.
     80Non lagrimar fra i boschi or più lo Sposo.
     Un bel frondoso letto a lui, Ciprigna,
     È preparato. Il tuo medesmo letto
     Occupa il morto Adone, e benchè morto
     È pur leggiadro ancora, e par che dorma.
     85Ponlo fra i molli panni ond’ei le notti
     Faceva tuo compagno un divin sonno
     Su coltre d’oro. Amalo ancor sì gramo.
     Ponlo tra serti, e fiori. In un con lui
     Tutti i fiori appassiro. Aspergil’anco
     90E di mirti, e di balsami e d’unguenti;
     Ogni balsamo pera or che perìo
     Il tuo balsamo Adon. Ei pur si corca
     Il molle Adone su purpuree vesti.
     Sospirangli dintorno Amor piangenti
     95Col crin reciso; e l’uno i dardi, e l’altro
     Calpesta l’arco, chi il turcasso alato
     Infrange, chi i calzari gli discioglie.
     Altri in catino d’oro appresta l’acqua,
     Altri i fianchi gli lava ed altri a tergo