Pagina:Callimaco Anacreonte Saffo Teocrito Mosco Bione, Milano, Niccolò Bettoni, 1827.djvu/243

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     25Movea da donna, e il vel ponea sul crine.
     Ma petto avea di Marte, e d’uom l’amore.
     Dall’alba a sera il dì con Deidamìa
     Partendo a lei talor la man baciava,
     Spesso il leggiadro di lei corpo ergea,
     30E ne lodava i gemiti soavi.
     Non altra a mensa avea compagna e spesso
          *    *    *    *    *    *    *    *    *    *    *    *    *
     A lei diceva: In un medesmo letto
     Dormon pur l’altre suore a coppia a coppia.
     35Io sola giaccio, e tu pur anco, o Ninfa.
     Siam pur due belle vergini compagne
     D’etate, ma divise ambe di letto.
     Da te muro spietato mi diparte.
     Nè già di te. *    *    *    *    *    *    *


Idillio IX

 
O di Giove, e del mar placida figlia
     Ciprigna, e perchè tanto uomini, e Dei
     Affliggi, anzi, perchè di lor fai strazio?
     Perchè sì fier con tutti, ed aspro, e crudo
     5Ne generasti Amor, che sì difforme
     Ha dal volto la mente? A che pennuto
     Farlo e sì forte vibrator, che nullo
     Scampo ne resta a’ suoi pungenti strali?


FRAMMENTI

I

SOPRA GIACINTO

 
Mancò ad Apollo in tanta doglia involto
     La voce; e ben cercò tutti i rimedj;
     L’arte saggia esplorò; tutta ben anco
     La piaga unse di nettare, e d’ambrosia.
     Ma contro i fati ogni rimedio è vano.