Pagina:Callimaco Anacreonte Saffo Teocrito Mosco Bione, Milano, Niccolò Bettoni, 1827.djvu/244

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II

Amor chiami le Muse, e queste a noi
     Guidino Amor. Le Muse ognora il canto,
     Concedano a’ miei voti, un dolce canto,
     Di cui non v’ha miglior rimedio in terra.


III

 
Non per ogni cagione, amico, vuolsi
     Ricorrere agli artefici, nè sempre
     Aver d’altrui bisogno. Or la siringa,
     Che è facile lavor, tu stesso ordisci.


IV

 
Su quella china al mio viaggio intento,
     Vo sibilando appo l’arena, e il lido
     Per ammollir la dura Galatea.
     Nè manderò fino all’etate estrema
     Le mie dolci speranze in abbandono.


V

 
Frequente goccia al cader sempre in fosse,
     Com’è voce comun, le selci incava.


VI

 
Pregio è beltà alla donna, all’uom fortezza.


VII

 
Tu premio non negarmi. Apollo stesso
     Al canto suol donar degna mercede:
     E l’onor merto alle bell’opre accresce.


FINE