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Pagina:Callimaco Anacreonte Saffo Teocrito Mosco Bione, Milano, Niccolò Bettoni, 1827.djvu/41

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Qual navigante dell’Egèo la prora,
     Isoletta gentil da te ritorse
     Per cure o per chiamar di agevol’ora,
Se prima intorno all’are tue non corse
     Sott’essi i colpi del sacro flagello,
     E avvinto nelle man l’ulivo morse? 31
Trovò tai ludi a Febo tenerello
     Una ninfa di Delo. O bella riva,
     Che, qual nel centro di ciascuno ostello
A Vesta sacro un focolar si avviva,
     Ti siedi in mezzo alle marittim’acque,
     Salve, e tu salve, o Febo, e quella Diva,
Che teco di Latona al mondo nacque.


NOTE


(1) Asteria, figlia di Ceo, sorella di Latona, fuggendo gli amplessi di Giove, cadde nel mare Egeo, ove fu mutata in quella vagabonda isoletta, che, per destino, non dovea quetarsi pria di essere divenuta culla, e nudrice di Apollo. È meraviglia che questa Ciclade sia celebrata con inni sacri insieme con gli Dei maggiori; onoranza, che non fu mai renduta ad altra Terra natale di altro Dio. Molti culti furono a lei dedicati, molte religioni per lei institituite, e non solo dalle vicine Cicladi, ma dalle tre parti del mondo, e fino dagli ultimi Iperborei le si mandavano solenni legazioni, e primizie, e per lei si faceano sacrifizii, e certami musicali, e ludi, e cori, e feste d’ogni maniera. Si potria domandare perchè Latona non si rifugiò subito ad Asteria sua sorella, o perchè Apollo, che pure così chiuso nel seno ma-