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Pagina:Callimaco Anacreonte Saffo Teocrito Mosco Bione, Milano, Niccolò Bettoni, 1827.djvu/58

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Oh! pietose parole! oh! largo duolo!
     Di che le rosee dita, e gli occhi bagni
     L’ora, ch’egli apre alla partita il volo.
Un Dio ti fura i sensi alteri e magni?
     O decreto è d’Amor che non permette,
     Che un’amorosa coppia si scompagni?
Vittime a tutti i Numi ella impromette, 4
     Fa di me patto per sì dolce vita;
     Ei la vinta all’Egitto Asia sommette. 5
Dunque il voto qui sciolgo al ciel sortita;
     Ma per te, donna, e pel tuo capo io giuro,
     Che non fui volentier da te partita.
Veggia vendetta di ciascun spergiuro,
     Che di te non paventa; e che mai puote
     Dalla forza del ferro esser sicuro?
Il ferro pur quella montagna scuote
     Altera tanto, che la più non scalda
     Ovunque il sommo Sol volve sue rote.
Ato mirò per la divisa falda6
     Correr flutti e navigli: a tal virtude
     Io debil Chioma mi potea star salda?
Pera chi ciò che la pia terra chiude
     Nelle vene secrete andò spiando,
     E fe’ suonar da pria maglio ed incude.
Piagnean di me le mie sorelle, quando
     Di Clori il cavalier le preste piume 7
     Ver la città d’Arsinoe spiegando,
Al casto sen di Citerea mi assume;
     Colà suo messo Zefiriti manda
     Dei lidi di Canopo amico Nume, 8
Credo perchè l’Ariannéa ghirlanda
     Non risplenda qui sola, ed io non manco
     Debite a questo ciel fiammelle spanda.
Io giunta al tempio de’ celesti imbianco
     Di nova luce il mondo; io, del gagliardo
     Leon vicina e del virgineo fianco