Pagina:Campanella, Tommaso – Lettere, 1927 – BEIC 1776819.djvu/124

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118 t. campanella

Hai visto poi come il primo Senno onde tutte le conoscenze pendeno, tiene assai piú cura d’ogni cosella, che la nostra anima in noi, che pur li peli e gli escrementi usa con mirabil arte a diverse utilitá, secondo meglio poi dalla filosofia nostra, che portasti teco, averai considerato.

Talché il primo Senno tenerá piú conto degli uomini che dell’altre particelle del mondo, poiché senza dubbio son piú nobili e si serveno de’ bruti e piante, e mare ed aria, e del fuoco istesso, da cui procede l’anima brutale, come di cose vili e basse ad ogni lor uso. Dunque, è verissimo che questo Senno abbia dato legge a gli uomini dopo che prevaricâro quella che in natura innestò primamente, e finalmente sendo inaccessibile questa sapienza infinita si fece accessibile a noi, e come noi, uomo; e che negar questo è negar la providenza sua necessaria, e l’amor che porta ai suoi effetti piú ch’il padre a’ figli, o io alli miei libri senza comparazione; e che sendo egli in ogni cosa, non l’è viltá esser nell’uomo in un modo particolare e dirsi uomo, poiché in un certo modo Iuppiter est quodeumque vides, quodeumque movetur.

Poi hai visto che tiene necessariamente una scola in terra delle sue veritá; e che non può esser altra questa se non la chiesa romana, autorizata con successione certa di mille seicento anni, con miracoli, riscontri, testimonianze e martirio; e che nullo può dal possesso suo levarla, se non ha tanti miracoli, profezie, testimoni e martiri quanti fũro quelli co’ quali san Pietro tolse il pontificato a Cesare, e Cristo a Caifa, ed Elia ed Eliseo a’ sacerdoti di Ieroboamo, e Mosè a’ sacerdoti egizii etc. E come a Lutero ed a Calvino, mancando queste prove e non ci essendo altro che pugna di parole, come fûr in Arrio, Sabellio, Pelagio, o forza d’armi come in Macone. in Tamerlano, in Cinghi, in Alessandro, non deve darsi credito d’ambasciator divino; perché Dio autoriza con altissimi modi i suoi profeti che manda a ristorare i secoli. Dalle quali poche parole piú dette con litteratura umana che divina da me, per ch’allora io non aveva visto angeli e diavoli che mi facessero per evidenza cristiano, com’ero prima per fredda fede,