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138 t. campanella

scioppiane in mio favore, né alli altri amici; ma che Dio mi lasci uscir a luce per sodisfar a loro e toglier lo scandalo di me nato nella chiesa di Dio e fare qualche impresa per la conversione d’infedeli. Ed io mi contento che Dio poi mi mandi all’inferno per queste peccata mie e per l’abuso delli doni divini in me grandissimi, se cosí piaccia alla divina Maestá: purch’io non vada all’inferno come suo nemico; e questo ancora lo replico con gran dolore, che la mia tepiditá sia ostacolo a chi m’ama. «Non confundantur in me qui expectant te. Domine virtutum».... [Napoli, seconda metá di marzo 1608].

XXIV

Al medesimo

Premessa la risposta sul pieno e sul vacuo, dice di essere sempre in attesa della spedizione della sua causa, il cui ritardo egli l’attribuisce in parte al disgusto del suo tutore [fra Serafino da Nocera] con Abacuc [Daniele Stefano]. Tuttavia non ne vuol far parola con l’angelo [Schopp]; e ripone ogni speranza nell’intervento dell’arciduca Ferdinando. Non sa spiegarsi il silenzio di Antonio Persio.

Per obedire a Vostra Signoria rispondo alle quistioni e sentimento di questa cartella che Vostra Signoria mi lasciò; e però dico che lo autore non ha filosofato niente sopra questa materia nella natura né negli autori che del vacuo e del pieno ragionâro; perché bisognava, primo, bene investigar le cause perché non si dona il vacuo, giá [che] quelle di Aristotele son vanissime e da molte sperienze deluse. Né alcun peripatetico ha saputo donde viene la proibizion del vacuo, né mai seppero rispondere a questa ragione della rarefazione tanto naturale per il caldo quanto violenta per l’estrazione, in che modo si faccia senza intercipere vacuo; ma colla potenzia ed atto