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Pagina:Campanella, Tommaso – Lettere, 1927 – BEIC 1776819.djvu/375

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lettere 369

poi li dirò. Mi fará favor metterla nel suo piego. Io ordinariamente scrivo per via degli ambasciatori. Non cesso di far bene dove posso. Resto al suo comando, e quando potessi, idest avessi commoditá di carrozza, venerei sempre a servirla. Sa però dove sto quando vuol comandarmi.

[Parigi,] dalla Nonziata di predicatori, die 4 novembris 1636.

Servitore divotissimo ed umilissimo
Tomaso Campanella.


All’illustrissimo e reverendissimo monsignor Bolognetti, nunzio apostolico, padrone colendissimo, in sua mano, con altra per Sua Beatitudine. Dominicani.

CXI

Ad Urbano VIII

Non lui ma l’Alvarez è un falso tomista. Quindi si trae in inganno il pontefice; e non solo in questo. L’esule non riceve dal principio del febbraio 1636 un quattrino dal nunzio, quando è meglio morir martire che di fame.

Santissimo Padre,

Vostra Beatitudine è ingannata in materia della solit’elemosina; perch’io dal principio di febraro fin al giorno presente non ho avuto un quattrino, come può veder dalla ultima poliza sodisfattoria che donai a monsignor Mazarini. E monsignor Bolognetti mi dice sempre che non ha ordine di darmi cosa etc.; e mi si deveno duecento scudi di dieci mesi. Vostra Beatitudine anche è ingannata in quel che le dicono ech’il Centon cavato dalle viscere di san Tomaso sia contra san Tomaso e contra la religione, ed inclina a Pelagio. Perché son parole