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432 | t. campanella |
congiura ecc.1 (pp. 603-5, n. 524); ed il 1887 altre quattordici — XLII, LIV, LX, LXI, LXXIV, LXXXIX, XCI-XCV, XCVII, CXV, CXVI — ne’ Documenti del v. II del Fra Tommaso Campanella ne’ castelli ecc. (pp. 54, 160-3, 235-6, 242-8, 283-91, nn. 183, 232-4, 304, 311-3, 338-43). In questo stesso torno di tempo, e precisamente il 1885 ed il 1887, prima F. Eyssenhardt con A. von Dommer e poi il solo Eyssenhardt pubblicarono la XXXVIII ed il n. I dell’Appendice nel fascicolo II (pp. 9-20) e nel IV (pp. 41-56) delle Mittheilungen aus der Stadtbibliothek zu Hamburg. Nel nostro secolo sono uscite otto lettere: la XLIII il 1904 in appendice alla ristampa che a Modena Edmondo Solmi ha procurato della Cittá del sole (pp. 58-9), e le rimanenti ne’ pregevoli opuscoli d’un benemerito professore di teologia e filosofia dell’imperiale universitá di Jurjew, il dottor J. Kvačala: la XXXVII in Poslanie Th. Kampanelly k avel. kniazu moscowscomu (Jurjew, Tip. K. Mattisena, 1905, pp. 21-8), la LIII e la LXXXVIII in Th. Campanella und Ferdinand II (Wien, In Kommission bei Alfred Hölder, 1908, pp. 43-4, n. 14, e pp. 45-8, n. 17), la XXXVI, XXXIX e LVII in Th. Campanella, ein Reformer der ausgehenden Renaissance (Berlin, Trowitzsch & Solin, 1909, pp. 152-4), la XXX in Über die Genese der Schriften Th. Campanellas (Jurjew, Gedruckt bei C. Mattiesen, 1911, pp. 9-17).
La prova piú convincente del buon successo di queste lettere è il fatto che vennero ridate alla luce, ed anche in lingua straniera. Come si avverti nell’«avant-propos» e nella nota a p. 235 delle Oeuvres choisies de Campanella2, il 1844 Luisa Colet e Giulio Rosset voltarono in francese la CVI (pp. 253-4) dal manoscritto avuto «grâce á l’obligeance» del Feuillet de Conches, e le altre diciassette — XLIV, XLV, XLVII, XLIX, LI, LXX, LXXII, LXXVIII, LXXX, LXXXIII, LXXXV, LXXXVI, LXXXVIII, XCVI, CXVII, CXVIII (pp. 235-43, 256-9, 244-7, 259-69, 248-54, 279-81, 254-5) — dal testo fornito dal Baldacchini.
La francese della Colet è l’unica versione nota; mentre non poche sono le ristampe, consigliate forse non tanto dal desiderio di porre l’edito accanto all’inedito, non tanto dal vantaggio di addurre, talora integralmente, la testimonianza che ci abbisogna,