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292 nota


fine del ’941, e non piú restituitigli, si può sperare che vengano una volta alla luce.

Molte poesie in italiano e in latino ricorda il Campanella2 di avere scritto durante la sua prigionia nelle carceri del Sant’Officio in Roma (1595), date spesso agli amici etiam ipsorum nomine propalanda; e allora cominciò a comporne anche in metro latino. Di esse certamente qualcuna entrò nella raccolta messa insieme nelle carceri di Napoli durante i primi anni del suo doppio processo di eresia e di ribellione, secondo che vien ricordato nel De libris propriís (1, 3):

Exsurgente siquidem persecutione, quae tot alios tamdiu exercuit, duclus fui [1599] Neapolim tanquam reus maiestatis, ibique, dum librorum copia negabatur, condidi Latina Hetruscaque carmina multa, de sapientia prima et potentia, de primo amore, de bono, pulchro et similibus, quae omnia scribebam cum dabatur furtive commoditas, ex quibus VII libri facti sunt attitulati Cantica; quorum Tobias Adamus quaedam selecta iuxta ingenium suum edidit, sub Squillae Septimontani nomine, additis annotationibus.

Da questi Cantici egli distingue un’altra serie di poesie, continuando così:

Cecini item elegias de propriis et amicorum aerumnis, rhitmos prophetales et psalmodiam quadruplicem de Deo et omnibus eius operibus; atque hac poetica ratione roboraví etiam amicos, ne in tormentis deficerent3.

Ma, a giudicare dalla Scelta che pubblicò l’Adami, e che si dice composta di poesie «cavate» dalla Cantica, la distinzione non regge: perché parte delle poesie della Scelta appartengono alla seconda serie; e nelle Annotazioni s’è veduto che alcune risalgono al tempo della dimora del C. in Roma tra il 1595 e il ’97. Né è esatto che la Scelta fosse fatta dall’Adami «iuxta ingenium suum», poiché essa si accompagnò con la stesura dell’esposizione («additis annotationibus»), e questa è evidentemente

  1. Campanella, De libris propriis et de recta ratione studendi sintagma, 1, 2; in De philologia tractatus quos Th. Crenius collegit, Lugduni in Batavia, 1656, p. 175.
  2. De libris propriis, p. 176.
  3. Op. cit., p. 177.