Pagina:Campanella, Tommaso – Poesie, 1938 – BEIC 1778417.djvu/126

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120 scelta di poesie filosofiche

Io accesi un lume: ecco, qual d’api esciame,
scoverti, la fautrice tolta notte
sopra me a vendicar ladri e gelosi,
e que’ le piaghe, e i brutti sonnacchiosi
del bestial sonno le gioie interrotte:
le pecore co’ lupi fûr d’accordo
contra i can valorosi;
poi restâr preda di lor ventre ingordo.

Narra che, stando il mondo nello scuro, e facendo tanto male ognuno al prossimo, e che gli sofisti ed ippocriti, predicando adulazioni, fanno dormir il mondo in queste tenebre; egli, accendendo una luce, ebbe contro gli ingannati e l’ingannatori, ecc.; e che quelli, come pecore accordate co’ lupi contra gli cani, son devorate poi da’ lupi, secondo la parabola di Demostene.

madrigale 5

Deh! gran Pastor, il tuo can, la tua lampa,
da’ lupi omai difende e da’ ladroni;
fa’ noto il tutto all’ignorante gregge;
che se mia luce e voce, pur tuoi doni,
lasci spacciare per peccato in stampa,
piú dannato fia il sole e la tua legge.
Ma, s’altra colpa è pur che mi corregge,
sai che non può volarsi senza penne
della tua grazia; né, senza, io le merto.
Pur sempr’ho l’occhio al tuo splendor aperto;
che fallo è il mio, se dentro egli non venne?
Ma sciogli Bocca, e fai tuo messaggero
Gilardo; e con qual merto?
Máncati la ragion forse o l’impero?

Prega che Dio manifesti al popolo ch’egli è luce e cane, e non larva e lupo, ecc.; e che la luce solare e la legge divina pur saranno presi per oscuritá e per nequizia, se chi dice il vero è talmente afflitto, ecc. Poi dice che, se ci è qualche peccato ch’egli