Pagina:Campanella, Tommaso – Poesie, 1938 – BEIC 1778417.djvu/271

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nota 265


Ponzio esplicitamente — e doveva essere un po’ intinto di lettere, per lo meno di quel tanto di poesia petrarcheggiante secondo la moda corrente per farsene bello con le sue dame del cuore; cosí non potè non riconoscere la figura sopra tutti imponente di Tommaso Campanella. E quando apprese che questi era non solo il capo riconosciuto del misterioso movimento calabrese, filosofo e profeta, ma anche scrittore di versi profondi od arguti, si strinse ancor piú intorno a lui ed al fedele fra Pietro, fino ed entrare in una grande intimitá con loro.

Era quello il tempo in cui il povero Campanella, parte per distrarsi da dolori presenti e da pensieri assillanti, parte per il bisogno d’ingraziarsi personaggi, che in un modo o in un altro potevano alleviare le sue miserie — amici, testimoni, parenti di funzionari dell’amministrazione carceraria — scriveva poesie d’occasione piuttosto leggiere per contenuto e per valore artistico, talvolta anche in nome altrui. Era probabilmente il genere di poesia che piú gustava il giovane corteggiatore del bel mondo, ed effondendo le sue confidenze amorose sollecitò il poeta a scrivere ora per una Flerida ora per una Maria.

Intanto fra Pietro, col suo chiodo fitto in testa di spargere le poesie del maestro per tutta Napoli, ebbe subito il pensiero che mai occasione migliore si potesse trovare che la rapida simpatia e confidenza stabilitasi tra loro e il giovane patrizio, che aveva larghe conoscenze nella buona societá napoletana e mostrava tanto interesse pel Campanella e nei discorsi tenuti insieme indubitabilmente si profferiva di aiutarlo appena fosse tornato in libertá. Il risultato di accordi presi fra i tre amici fu che il Ponzio avrebbe raccolto un certo numero di poesie del Campanella in un volumetto, che il Gentile avrebbe portato con sé di nascosto nell’uscire. Si comprende che la scelta era fatta secondo il gusto del patrono, e quindi ci prendevano un posto di onore le poesie piú scadenti ed effimere del Campanella, a cominciare precisamente da quelle, delle quali il Gentile stesso era stato il committente.

È probabile che per un qualsiasi contrattempo il progettato contrabbando di versi sia andato a vuoto, e che il Gentile sia uscito da Castel nuovo con l’intesa che avrebbe poi ricevuto il manoscritto pel tramite di terzi. Di lui si perdono anche le poche tracce, che l’Amabile è riuscito ad adombrare fino a quel momento. Certo è che il manoscritto era ancora in possesso di fra