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Pagina:Campanella, Tommaso – Poesie, 1938 – BEIC 1778417.djvu/274

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sempre una vorace curiositá da umanista per tutte le manifesazioni letterarie ed un irrequieto gusto d’intrighi e di prebende — cominciò ad avere una conoscenza concreta del Campanella attraverso le parole infiammate del nuovo giovane amico, il quale lo incitò a leggere le copie di opere filosofiche e politiche, che aveva portate seco nell’uscire da Castel nuovo (l’Epilogo di fisiologia; la seconda redazione della Monarchia di Spagna; forse altre), e ad usare il grande credito acquistatosi nelle alte sfere della Curia romana per tentare la liberazione dell’illustre prigioniero. Partito poi da Roma si recò in Germania, dove, per la mutata fede, dovette essere accolto con piú intima cordialitá dai Fugger, che erano il fulcro di parte cattolica nei paesi renani. Anche ad essi il Pflug parlò calorosamente del lontano amico prigioniero, prospettò tutto il bene che da lui liberato e in condizioni di scrivere apertamente sarebbe venuto alla causa cattolica in Germania, ed incitò soprattutti Giorgio Fugger a fare uso del suo ascendente o del suo danaro perché il Campanella in un modo o nell’altro uscisse di prigione, o mediante trattative diplomatiche dei principi cattolici tedeschi con la corte di Spagna o per intercessioni vaticane o con la fuga1.

Di tutti questi progetti lo Scioppio fu consapevole e partecipe; ma anche in questa occasione il suo carattere non si smentì. In un primo momento il suo ingegno di umanista dotto ed acuto fu vivamente colpito da quella rivelazione; ma subito dopo prevalsero motivi pratici personali. Egli era allora nel fervore delle polemiche contro i suoi antichi correligionari — ricorda opportunamente l’Amabile — e si era impegnato nella controversia dell’Anticristo. Andava in cerca di appoggi dottrinali, e dai libri ricevuti in lettura dal Pflug, e forse da qualche altro che correva manoscritto e che fu invogliato a ricercare, «riconobbe nel Campanella il suo uomo, si offrì di acquistargli la libertá e disse volerlo compagno nei suoi roventi disegni da neofito, che poi riuscirono ad imprese di maneggi diplomatici assai piú utili per la persona sua»2.

Verrá un tempo infatti, in cui lo Scioppio comportandosi sempre piú mollemente nei riguardi del Campanella, per non arrischiare il suo credito in Curia, e lasciando cadere le mirabolanti promesse, finì per trascurare del tutto gl’interessi del povero pri-

  1. Am. T. C., II, pp. 393 - 95
  2. Am. Cod., pp. 73-74.