Pagina:Campanella, Tommaso – Poesie, 1938 – BEIC 1778417.djvu/275

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nota 269


gioniero, che non collimavano piú coi suoi, anzi lo rendevano uggioso agli alti prelati, e «non si degnò piú di rispondere alle lettere di lui»1 . Ma questo avvenne alcuni anni dopo. In quel momento, nel fervore dei suoi progetti, cercò non solo di addentrarsi rapidamente nell’opera del Campanella; ma poi anche di avvicinarlo di persona. Ci fu prima uno scambio di lettere tra i due (inverno 1607), e la primavera seguente lo Scioppio intraprese un viaggio a Napoli a questo scopo2. Quel viaggio però non ebbe tutti i risultati, che i due interessati si ripromettevano, se, come pare certo, bisogna concludere con l’Amabile che il visitatore, benché autorevole per le protezioni della Curia romana e personalmente ricco di espedienti, non riuscí ad infrangere la severa clausura, nella quale il prigioniero era tenuto ancora in quegli anni e non si allentò in qualche misura (e non sempre) se non dopo il 1610. Ed egualmente è da rigettare con l’Amabile l’opinione che si trattasse di una specie di missione diplomatica presso il governo vicereale promossa da Paolo V per ottenere la liberazione del Campanella, sebbene questo abbia affermato il Campanella medesimo per ragioni di opportunitá3.

Non è detto con questo che il viaggio, il tentativo d’incontro e l’interessamento dello Scioppio non abbiano giovato a nulla sia per alleviare le condizioni materiali del prigioniero, che allora erano detestabili, sia per diffondere nel pubblico delle persone colte la fama del suo alto intelletto e delle sue grandi sventure. Questo episodio fu anzi un altro anello della catena, lungo la quale faticosamente si fecero strada verso la posteritá le poesie campanelliane. Perché lo Scioppio ebbe in mano anche buona parte di queste, se non tutte quelle scritte fino allora, e sebbene i suoi interessi di studioso e di pubblicista polemico lo attirassero soprattutto sulla produzione filosofica e di controversia teologica, tuttavia, tornato a Roma, nel parlare agli amici del frate enciclopedico, non potè mancare di citare e mostrare saggi della sua produzione poetica.

  1. Am. Cod., p. 76;Am. T. C., II, p. 409 sgg. D. Berti, Nuovi documenti su T. C., Roma, Tip. bodoniana, 1881, p. 26.
  2. Am. T. C., III, p. 596 sgg.;Am. Cast., I, p. 14. Per errore il C. in Syntg., I, 3, p. 35, dá a questo viaggio, che durò precisamente dall’aprile all’agosto 1607, la data del 1608. Circa le frequenti inesattezze di quest’op. vedi in seg. pp. 284-285.
  3. In Syntg., loc. cit., e cfr. D’Anc., I, pp. clxi, clxvii;Am. T. C., II, p. 396;Am. Cast., I, p. 46; 50-51;Am. Cod., p. 78.