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e aggiunge che è in «amicizia singolare» col Campanella, quindi a lui ben noto. Sia che si trasformi Brigo in Hugo, sia che si metta in chiaro che Berillo è un soprannome, rimane o ignota o assai ipotetica la persona reale di don Brigo di Pavia, che è quello che proprio c’interesserebbe di sapere.
Del periodo posteriore al 1613 non ci resta altra memoria poetica che l’Ecloga per la nascita di Luigi XIV, intorno alla quale ho giá dato i ragguagli piú importanti nel precedente paragrafo (pp. 280-1).
VI
Nell’allestire questa seconda edizione riveduta — riveduta soprattutto nel testo delle Poesie filosofiche, che presenta i dubbi e le incertezze piú numerose e piú gravi — non ho creduto di scostarmi affatto dai criteri di massima, che informarono la prima edizione; ma anzi, fattane la prova per mio conto, sono venuto nella conclusione che bisognava applicarli piú strettamente e con maggiore consequenzialitá e continuitá. A prescindere da alcune sviste ed errori materiali o tipografici, dei quali è superfluo dare qui un elenco, ho trovato, nell’applicazione di quei criteri, una certa tendenza all’eclettismo, che, a mio avviso, non giova a stabilire un testo omogeneo, con una fisionomia, che meglio si avvicini a quella del poeta.
Convinto di ciò, ho cominciato ab ovo, cioè da una minuta collazione del testo, compreso l’Errata-corrige, sul prezioso cimelio posseduto dalla Biblioteca dei Gerolamini di Napoli.
Il fatto di tenere sott’occhio un esemplare tenuto sott’occhio e corretto dall’autore potrebbe avere un valore conclusivo nella critica del testo. Purtroppo non è cosí. Il volumetto, stampato in economia e quasi alla macchia, all’estero, senza che fosse rivisto dall’autore, è ricco di errori, e soprattutto d’incertezze ed ambiguitá nella ortografia ed ortoepia, solo una esigua parte dei quali sono corretti nell’Errata-corrige. Ed una parte anche minore appare corretta dalla mano dell’autore nell’esemplare dei Gerolamini.