Pagina:Campanella - La Città del Sole, manoscritto, 1602.djvu/47

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[versione diplomatica] denze loro. G. Sommo Sacerdote è , e tutti l’officiali sono sacerdoti parlando delli capi. et officio loro è purgar le coscienze, onde tutti si confessano à quelli: et essi imparano che sorte de peccati vegnano, e si confessano alle trè maggiori tanto li peccati proprÿ, quãto strani in genere sensa nominare, e li trè si confessano ad , il quale conosce che sorte d’errori correno, e soviene alli bisogni della Città, e fà à Dio sacrificio, et orationi, à cui esso confessa li peccati suoi e di tutto il popolo pubblicamỹ in sù l’altare ogni volta che s’è necessario per emendarli, sensa nominare alcuno, e cossi assolve il popolo ammonendolo, che si guardi da q̃lli errori. E confessa li suoi in publico, e poi fà sacrificio a Dio, che voglia assolvere tutta la Città et ammaestrarla, e difenderla. Il Sacrificio è questo, che dimanda al popolo, chi se vuol sacrificar p̃ li suoi membri, e cossi un dì q̃lli più buoni si sacrifica, et il sacerdote lo pone sopra una tavola ch’è tenuta da quattro funi, che stano a quattro girelle dalla cupola, e fatta l’oratione a Dio, che riceva quel sacrificio nobile, volontario, humano (nõ di bestie involontarie come fanno li Gentili) fa tirar le funi, et questo saglie in alto alla cupoletta, e cqui si mette in oratione, e se li dà da mangiare parcamỹ fin à tanto che la Città è


[versione critica] denze loro.

Genovese
Sommo Sacerdote è Sole, e tutti l’officiali sono sacerdoti parlando delli capi. E officio loro è purgar le coscienze, onde tutti si confessano a quelli: ed essi imparano che sorte de peccati vegnano, e si confessano alle tre maggiori tanto li peccati propri, quanto strani in genere sensa nominare, e li tre si confessano a Sole, il quale conosce che sorte d’errori correno, e soviene alli bisogni della Città, e fa a Dio sacrificio, e orazioni, a cui esso confessa li peccati suoi e di tutto il popolo pubblicamente in su l’altare ogni volta che s’è necessario per emendarli, sensa nominare alcuno, e cossi assolve il popolo ammonendolo, che si guardi da quelli errori. E confessa li suoi in publico, e poi fa sacrificio a Dio, che voglia assolvere tutta la Città e ammaestrarla, e difenderla. Il Sacrificio è questo, che dimanda al popolo, chi se vuol sacrificar per li suoi membri, e cossi un dì quelli più buoni si sacrifica, e il sacerdote lo pone sopra una tavola ch’è tenuta da quattro funi, che stano a quattro girelle dalla cupola, e fatta l’orazione a Dio, che riceva quel sacrificio nobile, volontario, umano (non di bestie involontarie come fanno li Gentili) fa tirar le funi, e questo saglie in alto alla cupoletta, e qui si mette in orazione, e se li dà da mangiare parcamente fin a tanto che la Città è