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Pagina:Canestrini - Antropologia.djvu/102

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I selvaggi considerano quasi sempre gli spiriti, se ne hanno un vago concetto, come esseri malefici, probabilmente perchè ogni essere, che sia estraneo alla loro tribù, viene considerato come un nemico. Così gli Ottentoti non hanno che idee assai superficiali intorno alla esistenza di una divinità benefica; invece essi hanno concetti più precisi intorno ad uno spirito malefico che temono, perchè credono che cagiona le malattie, la morte, il fulmine e tutti i malanni che li colpiscono. Gli Abiponi dell’America del Sud hanno delle vaghe nozioni d’uno spirito cattivo, ma nessuna intorno ad una divinità benefica. I Coroados del Brasile non conoscono alcun Dio buono, ma soltanto un principio malefico che li tormenta e li conduce nelle sciagure ed alla morte. I «Cemis» alle Antille erano spiriti cattivi che si accusavano di produrre tutti i mali che affliggono la specie umana. Nella Virginia e nella Florida si adorava lo spirito malefico e non il buono, e si cercava di calmare soltanto l’ira del primo, nella persuasione che il secondo avrebbe fatto in ogni modo il miglior bene che poteva. Allorchè il Burton parlò di Dio ai Negri dell’Africa orientale, fu subito da essi domandato dove fosse, perchè volevano andare ad ucciderlo, ritenendolo la causa di tutti i mali che colpivano essi ed i loro animali domestici.

Una donna araba, la quale era tormentata da male ai denti, fu udita recitare la seguente preghiera: «Oh Allah! possano i tuoi denti fare tanto male a te, quanto a me ne fanno i miei! Possano le tue gengive farti soffrire tanto, quanto mi fanno soffrire le mie!»

Mentre alcuni popoli selvaggi o barbari non