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Pagina:Canestrini - Antropologia.djvu/134

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chiamata un mammifero fiero e rampicante, l’uomo deve essere detto un mammifero inerme e mite ad incesso eretto.

Valore dei caratteri predetti. — Ora che conosciamo le differenze che passano tra l’uomo e le scimie, sarà bene valutarne l’importanza dal punto di vista zoologico. Le opinioni estreme sono quelle di Linneo e di Pruner-Bey. Il primo asserisce di non saper trovare alcun carattere, onde l’uomo possa essere distinto dallo scimie; il secondo sostiene che l’uomo non solo costituisce un regno a parte, ma rappresenta un mondo separato. Queste due opinioni estreme sono abbandonate da tutti; più accreditata è quella che l’uomo debba costituire un regno a sè, il regno umano.

In questo argomento giova considerare quanto segue.

Noi vediamo che le piante e gli animali formano due regni, due serie di organismi convergenti in modo che le infime piante non sono discernibili dagli infimi animali. Se l’uomo costituisse pure un regno convergente col regno animale, gli infimi animali e gli infimi uomini dovrebbero essere tra loro molto affini, ciò che non è; gli infimi uomini s’accostano solo fino ad un certo punto, ai più elevati membri dell’ordine dei quadrumani, fatto che tende a dimostrare che anche l’uomo costituisce un ordine e nulla più.

Alcuni autori vollero fondare questo regno umano sui caratteri di moralità e di religiosità; ma non tutti gli uomini hanno idee di morale e di religione, e d’altra parte vi sono animali, in cui si rinvengono traccie di queste idee. Il regno umano non sembra quindi ammissibile.