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Pagina:Canestrini - Antropologia.djvu/247

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La morale è indipendente dal nostro passato. Da secoli si racconta ai fanciulli che l’uomo è impastato di creta, ed ogni anno i credenti si sentono rammentare che sono polvere e che alla polvere ritorneranno; nondimeno colla civiltà è progredita anche la moralità.

Colle obbiezioni succitate la questione è spostata, perchè a noi interessa di conoscere le origini dell’umanità, e non di conoscere le conseguenze dell’una o dell’altra teoria. Noi abbiamo piena fiducia nella verità, e siamo convinti che essa non può portare all’umanità funeste conseguenze.

Lo studio della questione sarebbe del resto a miglior punto, se l’ambizione dell’uomo non facesse ogni sforzo per chiuderci gli occhi alla luce dei fatti. L’uomo crede di dover esigere per sè solo un atto creativo, ed è anzi da stupire, come questa ambizione non lo spinga più oltre e non lo conduca ad ammettere più che una eccezione, facendolo considerare i protagonisti di tutte le maggiori epopee come creati con altrettanti atti speciali. Questa esigenza è tanto forte, che l’uomo cerca di illudersi anche a costo di continue inconseguenze. Egli ammette volontieri una parentela fra due persone che tra loro si somigliano e riconosce spesso, senza precedente presentazione, il figlio o fratello di un suo conoscente; ma ogniqualvolta la somiglianza si fa minore, invece di ammettere una parentela più lontana ed una più ampia variazione, ricorre ad un atto creativo speciale, appoggiandosi a quel canone antico che ad ogni specie assegna un limite di variazione.