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Pagina:Canestrini - Antropologia.djvu/248

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Considerando le due ipotesi sopra esposte in modo affatto generale, conviene ammettere, che la prima di esse non risolve il quesito, ma lo soffoca con una risposta mistica. Alla domanda, come l’uomo sia apparso sulla terra, si risponde: Dio l’ha creato. Ma non è difficile comprendere che in tale guisa il nodo gordiano è tagliato, ma non sciolto. Se noi domandassimo ad un fisico una spiegazione sull’origine del lampo, ed egli ci dicesse che Dio lo produce, ben pochi potrebbero astenersi dal sorridere a tale risposta. Il naturalista deve dare una spiegazione naturale dei fatti e dei fenomeni, e non può accontentarsi di spiegazioni vaghe ed indeterminate, come sono quelle che ammettono un continuo e diretto intervento della divinità nelle cose di questo mondo.

Ci viene fatto il rimprovero che noi neghiamo l’esistenza di Dio. Ma quello che in realtà sosteniamo si è, che il naturalista deve spiegare i fenomeni colle sole forze naturali senza chiamare in sussidio una forza soprannaturale che agisce di proprio arbitrio. Chi introduce quest’ultima potenza nelle discipline naturali, toglie loro il carattere di scienze e le converte in una mitologia greca o romana.

Chi ammette la discendenza di tutti gli organismi da un’unica cellula, esistita in tempi assai remoti, ha ancora un vasto campo per la fede, credendo alla creazione di quella prima cellula fornita di un sì potente impulso allo svolgimento. E chi quest’unica cellula fa scaturire, per generazione spontanea, dal regno inorganico, può ancora sollevare il quesito della origine della materia che la scienza non seppe finora