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Pagina:Canestrini - Antropologia.djvu/87

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scrittura, lo prova il seguente aneddoto. Un missionario mandò un selvaggio ad uno de’ suoi colleghi per portargli alcuni pani e gli diede anche una lettera che indicava il numero di quei pani. Il messo mangiò una parte del pane, consegnò la lettera ed il suo furto venne per conseguenza scoperto. Un’altra volta fu incaricato di portare quattro pani, ne mangiò due, ma mentre lo faceva nascose sotto una pietra la lettera da consegnare, credendo che in tale modo il suo furto non sarebbe scoperto, perchè la lettera non lo aveva veduto mangiare i pani.

La scrittura non è sorta d’un tratto quale è oggi, ma si è lentamente perfezionata nel corso dei secoli. Presso alcuni popoli selvaggi e semiselvaggi noi la troviamo ancora oggi in uno stato primitivo. I primi segni, coi quali l’uomo manifestava ad altri le sue idee o veniva in aiuto alla propria memoria, erano affatto materiali, ad esempio pietre disposte in varie guise, od intagli degli alberi, o nodi in alcune parti del vestiario. Quest’ultimo modo s’è conservato fino a oggi, e noi vediamo la gente di breve memoria farsi un nodo nel fazzoletto, per richiamarsi alla mente un fatto avvenuto od un impegno preso. Più tardi gli oggetti furono rappresentati con figure, rozze sì ma tuttavia intelligibili, ed alle diverse figure fu dato un significato particolare: si giunse così alla scrittura geroglifica. Più tardi assai si passò dai geroglifi all’alfabeto, nel quale ogni segno ha il proprio suono, così che riesce possibile comporre le sillabe e le parole. Al presente le lettere hanno un suono, mentre una volta erano simboli. Così la