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Pagina:Canestrini - Antropologia.djvu/94

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terra sui proprii escrementi colle gambe anteriori gli uni, colle posteriori gli altri; ma essi fanno gli stessi movimenti anche dove non v’ha una bricciola di terra.

Il secondo principio è quello dell’antitesi o del contrasto; ossia per sentimenti opposti eseguiamo movimenti opposti. Nella gioia il corpo è portato eretto, alta la testa ed aperti gli occhi, e la fronte è liscia; questa espressione è l’opposto di quella di un uomo abbattuto, il quale cioè si trovi sotto il peso di una grave preoccupazione od amarezza.

Il ed il no sono da tutti i popoli espressi con movimenti affatto diversi.

Anche questo principio è vigente negli animali, ed il cane può fornirne un bell’esempio. Allorchè un cane di umore ostile si abbatte in uomo che suppone straniero, cammina diritto in avanti, tenendosi duro; la sua testa è leggermente rialzata o poco abbassata; la coda ritta in aria; i peli si rizzano, specialmente lungo il collo e la schiena; le orecchie tese si dirigono in avanti e gli occhi guardano fissi. Supponiamo ora che il cane riconosca d’un tratto nell’uomo, cui s’avvicina, non già uno straniero, ma il proprio padrone; e vedremo come si trasforma tutto in modo subitaneo e completo. In luogo di avanzarsi rapidamente, si abbassa od anche si cuccia, imprimendo al suo corpo movimenti flessuosi; la coda non è più ritta in aria, ma volta all’ingiù e dimenata da una parte all’altra; i peli si fanno lisci, le labbra pendono liberamente e le orecchie si riversano allo indietro.

Il terzo principio riposa sull’azione diretta del sistema nervoso, indipendentemente dalla