Pagina:Canti (Leopardi-Moroncini) II.djvu/287

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636 xxxiv. la ginestra

E di splendida vita o di niente
Persona infra la gente
Non fa risibil mostra
Ma se di forza e di tesor mendico
95Lascia parer senza vergogna, e noma
Parìando, apertamente, e di sue cose
Fa stima al vero uguale.
Magnanimo animare
Non credo io già, ma stolto,
100Quel che nato perir, nutrito in pene,
Dice, a goder son fatto,
E di fetido orgoglio
Empie le carte, eccelsi laii e nove
Felicità, quali il del tutto ignora,
105Non pur quest'orbe, promettendo in terra
A popoi che un onda
Di mar commosso, un flato
D'aura maligna, un sotterraneo crollo
Distrugge sì che avanza
110A gran pena di lor la rimembranza.
Nobil natura è quella
Che a sollevar s'ardisce
Gli occhi mortali incontra
Al comun fato, e che con franca lingua,
115Nulla al ver detraendo,
Confessa il mal che ci fu dato in sorte,
E il basso stato e frale;
Quella che gTande e forte
Mostra se nel soffrir, nè gli odii e l'ire
120Fraterne, ancor più gravi
D'ogni altro danno, accresce
Alle miserie sue, l'uomo incolpando
Del suo dolor, ma dà la colpa a quella
Che veramente è rea, che de' mortali