Guarda, carina, e non ti manchi il piede,
Nè riversa trabocchi in su la strada,
Chè ti pareggia il peso, anzi ti eccede!— »
Ma pur segue la vispa, e non le bada,70
E come altera del fraterno pianto,
Studia il passo infantil per la contrada.
E «-Mamma, il posso!-» va dicendo, e intanto
Del cavretto reclina in su la neve
La boccuccia di perle e d’amaranto.75
«— 0 mamma, il posso il poveretto! E leve,
Guarda, m’è sì, che il recherei com’ora
Fin oltre il gelso de la nostra pieve!
E m’ama tanto il meschinello, e ognora
A la mia fetta bruca, e le manine80
Mi lecca, e i baci mi ricambia ancora!
M’hanno invidia i fanciulli e le piccine
Quando al roseo chiaror del dì novello
Teco innanzi mel guido a le colline!
E ch’io dunque mel rechi il meschinello,85
E la non son poi bimba, e già sèm presso
Al casolare, e il campanile è quello! — »
Se non che punta ne l’istante istesso
D’una spina, ristette, e mise un grido,
E giù venne il suo bianco; ella con esso!90