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PENSIERI POETICI
sulla
ELOQUENZA DEL FORO PENALE
epistola a federico castriota scandenberg
Per le vaghe colline, ove perenne
Sorride aprile e degli aranci al rezzo
L’aure Flegrèe la voluttà respira;
In riva al mar, già periglioso albergo
D’incantatrici eterne, oggi tranquillo5
Lavacro e specchio a fuggitive, è vero,
Ma più care sirene e più gentili;
Sotto codesto ciel sparso d’amore
E di luce infinita, ove che movi,
Federico, ti arrivi il mio saluto.10
Nè solo il mio; chè di gagliardi affetti
Spontanea messe ti ricresce in queste
Balze Lucane da quel dì che forte
Perorator qui nel forense agone
Invocato scendevi, a la sventura15
E a la calunnia contrastando i giorni
Di bennato captivo ed innocente.
D’inique ombre involuto avean quel capo