Vai al contenuto

Pagina:Canti (Sole).pdf/17

Da Wikisource.
VIII prefazione

sono considerare come divisi in due parti: quelli, scritti nel 1848 e negli otto o nove anni precedenti, e gli altri composti dal 49 sino agli ultimi giorni di sua vita. Questi sono due brevi, ma importantissimi periodi della nostra storia; ricchi, l’uno di grandi avvenimenti e di gioie e di speranze, l’altro, anche di speranze, ma insieme di angosce ineffabili e or più or meno forti di quelle: periodi ch’ebbero tante nobili interpretazioni nella letteratura e nell’arte italiana contemporanea. Or senza tener conto qui di altri versi di vario argomento, scritti in sull’entrare della giovinezza, fra cui va ricordato, perchè molto piacque, il «Menestrello»[1], noterò che il primo di quei periodi

    scritta da altri con quella larga e compiuta conoscenza delle cose, che a me manca e che non potrebbero dare i cenni, per quanto importanti, che parecchi ne hanno fatto sin ora. Cito, ad esempio, gli articoli di Achille de Clemente: Della vita e delle opere di Niccola Sole, che l’Omnibus riprodusse dal Paese nei suoi numeri degli 8, 11, 15, 18 e 22 febbraio 1860, e la brevissima notizia che se ne legge nella: Nuova Crestomazia italiana per le scuole secondarie... compilata tenendo presente quella di Giacomo Leopardi da Carlo M. Tallarigo e Vittorio Imbriani. Napoli 1885, vol. IV, pag 887 e segg.

  1. A pag. 195 di questo volume. Venne alla luce in una strenna pel capodanno del 1842, intitolata appunto il «Menestrello», e che, oltre ai componimenti di molti scrittori,