Ei nel cor de la Terra il guardo intruse,
Fino a l’intimo foco, e le diverse
Metamorfiche età n’ebbe recluse!
Ei ne l’occhio de l’uom l’occhio converse,
E indisse il sonno; e, suddito modesto,140
Visioni e responsi il sonno aperse.
Ed ei disse al Pensier: — «Come per questo
Frale che alberghi, circola pel mondo
Ne’ metallici nervi, ond’io lo investo!» —
E il mio pensiero, o Dio, pel mar profondo145
Va, se le vie ragguaglio, in tempo eguale
Che per l’atomo infermo, in cui lo ascondo!
Gloria a te! Gloria a te, padre immortale
De la natura, che tanto alto assumi
Questo tuo generoso esul reale!150
Questo errante Israel sente i profumi
Del suo paese! Più vicine egli ode
Sonar le rive de’ paterni fiumi!
Da la sua rupe desolata il prode
Caduto Prometèo sorse più forte155
Nè più il vindice rostro il cor gli rode.
Frante il tuo perdonato ha le ritorte,
Nè l’occulta favilla al ciel rapita
Gli è più rimorso disperato e morte!