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214 epistola a giuseppe de blasiis

     Come a destarvi il core, e le tremanti
     Braccia, in sembianza d’ispirato, aprendo,135
     Mi provo al canto de’ begli anni. Invano
     Ogni fremito mio manca cogli echi
     Della mia voce; e dopo un qualche istante
     D’angoscioso agitarmi, ecco, ricado.
     Torno al solingo albergo, ove mi aspetta140
     La vigile lucerna, al cui modesto
     Povero giorno io seggo; indi mi stendo
     Sotto le coltri, che il fastidio aggrava,
     Ed alle travi concentrando il guardo
     L’ore consumo della notte, immerso145
     In idee senza luce e senza nome.
     Deh! fossi pieno di rimorsi! Almanco
     Viver per essi io crederei.

                                                  Talora
     (E da gran tempo mi lasciò pur questo
     Spaventevol pensiero) avrei talora,150
     Quasi a dispetto del mio cor, voluto
     Gittar quest’ossa sgominate in terra.
     Questa vita che val, sempre che manchi
     La virtù di sentirla? E non è forse
     Senno miglior volger lo sguardo in giro,155
     Scegliersi un letto d’odorate zolle,
     E dormirvi per sempre? Oh fortunati
     Color, che baldi e giovinetti ancora
     Per la patria mancâr nell’assordante
     Rumor della battaglia! allor gridai,160
     E la morte mi parve una divina