Cosa; e deliro mi affacciai sul mare
Colle man fra i capelli, e retrocessi,
Codardo no, ma risensato al lungo
Profondo grido de la Fe’, che insorse165
Severissima e mesta a rammentarmi
Che non è mia la vita. E, se non era
Questa invitta pietà, questa vegliante
Religion, che con chi soffre è sempre,
Indarno a l’acque or mi verria chiedendo170
Una misera donna, empiendo il lido
Di materno lamento.
Eppur non sono
Desolato così, che se ne scevri
Questi ritorni d’infeconda luce,
Che rischiara il mio nulla e si dilegua,175
Pace alcuna io non abbia. Anzi ne ho tanta,
Che saria troppa ad uom vivente, ov’io
Vivo pur fossi. Le stagioni e l’ore,
Come sul suol che premo, inavvertite
Mi passano sul capo: e mi circonda180
Altissima quiete. Allor che il giorno
Dalla terra vien manco, esco per uso
Sul vertice d’un colle a riposarmi
D’un ampio fico al piè. Curvo sul bruno
Chibocco oriental,1 sazio d’oblio,185
Sieguo il fumo che lieve in fiocchi azzurri,
E in sormontanti fantastiche spire,
Dorate al raggio de l’occiduo sole,