Ad alleggiar l’interminata noia
Del solingo fuggiasco. Il tuo colore,
Il tuo brano color, lucido e sparso
D’interfuso rubino, a quello è pari
D’innamorata Etiope fanciulla,220
Quando, curvata repugnante al primo
Tremante amplesso, che le infiamma il sangue,
Del melagrano il fior come per velo
Le traspar fra i rosati ebani e molli
Della guancia e del seno: e tale apparve225
D’Otaïti al cantor Neuka, la figlia 1
Del tropico Oceàn, quando raccolse
Entro gli specchi oceanini il biondo
Straniero, oblito de’ paterni climi230
Ove rugge il Pentland. E chi ti svelse
Dalle greche convalli, onde nascevi?
E per qual ordin di vicende or vieni
Quasi a farti compagna al viver mio?
E chi sa forse se tornar non dèi235
Con me dei fiumi memorandi al margo,
Ove un dì verdeggiavi?
Oh Grecia! Oh, come
Altra volta esultai nella speranza
Di vagar su’ tuoi monti, e consolarmi
Dei tuoi limpidi soli! Oh! come forte240
Il cor batteami al desolato carme 2
Del Britanno Cantor, che lamentava
↑Neuka. L’eroina del noto poema del Byron, intitolato l’Isola.