Pagina:Canti di Castelvecchio.djvu/77

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il ciocco 61


e venga, e sembri come un elïanto,
la notte, e il giorno, come luna piena;
e la Terra alzi il cupo ultimo pianto;

e sotto il nuovo Sole che balena
nella notte non più notte, risplenda
la Terra, come una deserta arena;

e Sole avanzi contro Sole, e prenda
già mezzo il cielo, e come un cielo immenso
su noi discenda, e tutto in lui discenda...

Io guardo là dove biancheggia un denso
sciame di mondi, quanti atomi a volo
sono in un raggio: alla Galassia: e penso:

O Sole, eterno tu non sei — nè solo! —

   Anima nostra! fanciulletto mesto!
nostro buono malato fanciulletto,
che non t’addormì, s’altri non è desto!

felice, se vicina al bianco letto
s’indugia la tua madre che conduce
la tua manina dalla fronte al petto;

contento almeno, se per te traluce
l’uscio da canto, e tu senti il respiro
uguale della madre tua che cuce;

il respiro o il sospiro; anche il sospiro;
o almeno che tu oda uno in faccende
per casa, o almeno per le strade a giro;