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Pagina:Canti di Castelvecchio.djvu/76

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60 il ciocco

Tempo sarà che tu, Terra, percossa
dall’urto d’una vagabonda mole,
divampi come una meteora rossa;

e in te scompaia, in te mutata in Sole,
morte con vita, come arde e scompare
la carta scritta con le sue parole.

Ma forse allora ondeggerà nel Mare
del nettare l’azzurra acqua, e la vita
verzicherà su l’Appennin lunare.

La vecchia tomba rivivrà, fiorita
di ninfèe grandi, e più di noi sereno
vedrà la luce il primo Selenita.

Poi, la placida notte, quando il Seno
dell’iridi ed il Lago alto e selvaggio
dei sogni trema sotto il Sol terreno;

errerà forse, in quell’eremitaggio
del Cosmo, alcuno in cerca del mistero;
e nello spettro ammirerà d’un raggio

la traccia ignita dell’uman pensiero.

   O sarà tempo, che di là, da quella
profondità dell’infinito abisso,
dove niuno mai vide orma di stella;

un atomo d’un altro atomo scisso
in mille nulla, a mezzo il dì, da un canto
guardi la Terra come un occhio fisso;