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DELL'ANTHROPOLOGIA

hora con maestrevole arte mossi palesare à gl'ingegnosi amanti i segreti del cuore: et con la sua vaga bellezza far d'essi, cio che di Medusa si legge; che con la vista convertiva gli huomini in sassi. Et che ciò sia più nelle donne, lo dimostra il loro essere guatate per tutti i luoghi dove vanno. Ne meno benigna è stata la Natura in darle la fronte più spatiosa; le ciglia più vaghe; più diritto il naso; la bocca più vermiglia con le candide perle ordinatamente dentro rinchiuse; et il mento da niuno pelo intorniato: il colore del volto più bello; il più bianca la gola: et le molli fila d'oro, che sopra il bianco avorio talhora sparse, tal'hora in nodo artificioso raccolte, non possono se non sommamente à riguardanti aggradare. Che dirò de rotondi pomi; à cui non so se somiglianti ne gli horti hesperidi ne guardasse mai il vigilante dracone? che co 'l piacer della vista et del tatto loro havrebbono forza di muovere, non che ogni severissimo et duro huomo, ma le fiere silvestri; et (se gliè lecito à dire) le insensate pietre. Pensate ciò che deve esser dell'occolte parti. alle quali con tanto amore et disio la Natura non ne sospignerebbe, se non fossero dilettevolissime, et all'oggetto suo bellissime. Percioche amore non è altro che disiderio di godere la bellezza: come diffiniscono i philosophi, et massimamente l'amoroso Platone: et quelli che co 'l loro ingegno hanno cercato imitare il maraviglioso artificio della Natura: volendo far una statua che fosse essempio all'altre di bellezza; la fecero di donna; volendo che tanto ogn'altra fosse bella istimata: quanto era prossima à quella: et gli scoltori et dipintori della nostra età affermano